mercoledì 6 luglio 2011

122 Sant Mark's Place - Est Village, New York.

Finalmente ho visto il Sin-é.
Papà dev'essere crollato alla mia ennesima richiesta. Erano mesi che lo stressavo: desideravo entrare in quel locale, soltanto questo. Niente tour panoramici, niente statua della libertà, niente Empire State Building. Solo un piccolo locale dall'arredamento minimale nel cuore di New York, al 122 di Sant Mark's Place, nell'Est Village.
Era come l'avevo sempre immaginato.
Assi di legno sul pavimento, tavoli e sedie consumati disposti casualmente all'interno, un vecchio bancone in tinta che resiste ancora alle scivolate dei cocktail. Non c'era nessuno. Quel locale viveva esclusivamente di notte, erano le persone ad animarlo, così come ogni locale del mondo.
Era pomeriggio.
Nitida l'emozione che provai soltanto nel varcarne la soglia. Un calore familiare, una stretta intorno alle braccia. Era come fossi stato sempre li, era come se ogni centimetro quadrato di qual posto conoscesse me e mi attendesse da tempo. Dentro, in quell'istante, ero profondamente felice e triste.
Ad accoglierci soltanto il proprietario, barman irlandese immigrato qui sul finire degli anni '80, costretto e ammaliato dal grande sogno americano. Ci saluta ed invita a restare nonostante il vuoto intorno a noi.
Ci osserva e capisce subito: stranieri. Quando gli dico cosa ci facciamo li rimane stupito dal nostro sacrificio immolato sui chilometri percorsi alla ricerca di qualcosa che in fondo non c'era. Tutto ciò che può fare è omaggiarci offrendoci un caffè, caldo, lungo, nero nella profondità del suo pratico contenitore di plastica.
Papà mi guarda, ho già capito: non è caffè italiano; lui è fatto così. "Pà, dai...". Lo riprendo immediatamente ma è troppo educato per rifiutarlo e la questione scivola via senza dover aggiungere nulla.
Mi guardo intorno, cerco ogni particolare. Ora che sono li, ora che ho toccato quelle mura e calpestato quel pavimento sento di aver chiuso il cerchio. Un tributo come ringraziamento. Un viaggio come per ritrovarci laddove mi ero perso, tra note di melodie senza consistenza, piombate dal cielo come stelle cadenti, desiderate da eterni sognatori a tal punto da sottrarle al cielo.
Può una stanza, una strada appena fuori, le vetrate del palazzo di fronte, il marciapiede ampio, un sottoscala, catturare e impregnarsi di magia, di una voce, del riverbero controllato delle corde di una telecaster color crema restando materiali di una quotidianetà che scivola via veloce? I miei occhi riempiono lo spirito, registarno forme e geometrie intorno, pronte per essere collocate nella cartella del ricordo. Sono qui. Incredibile, sono qui.
Eppure, nel contempo, avverto un senso di incompiutezza.
La Storia è già passata.
Non c'era nulla che i potessi fare davanti a l'ineluttabile sentenza del tempo.
Sentii improvvisamente di esser solo. Di aver mancato la creazione del vortice su cui più tardi avrei potuto soltanto volteggiare come un satellite attratto magneticamente.
Non importa. No, non ora ne mai.
Ciò che sto vedendo è già un dono. Una visione, un regalo. Ciò che ho già avuto sarà per sempre.

Fine.

La sveglia. Stacco la faccia dal cuscino. Sono a casa.


                                                     Grazie. Ovunque tu sia.

7 commenti:

  1. wow, che inizio!

    (..anche se capisco da commenti precedenti che è un ritorno, non un inizio...)

    (...grande jeff!)

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  2. I sogni sono pezzi di realtà sospesi, basta portarli a terra :) Bentornato!

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  3. Ma io che ti devo dire? Che ti devo dire io? Eh...
    Sere

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  4. .....Frà lo sai,senza te non avrei amato jeff...non starei qui a sognare ad occhi aperti con le tue parole mentre il mio ufficio diventa il Sin-è!!! ahhhhh!!!! quanto lo amo,quant'è bello..._marì

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  5. @Indie: grazie per essere passato. Come vedi sei già nella lista dei blog.
    Si, è un nuovo inizio. Torna a trovarmi!

    @Maraptica: Grazie anche a te! Vorrei tanto capire come fare, davvero. Forse devo prendere un aereo, direzione New York. Decisamente.

    @nana: Facciamo i biglietti? Indebitiamoci e non torniamo più.

    @Marì: E' come dicono i suoi amici nel film che ti ho prestato: Jeff non c'è ma la voce continuerà a girare di persona in persona, e così la sua musica arriverà lontano.
    Sono stato solo un messaggero! Ti ho portato al Sin-é stavolta.

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  6. Grazie per avermi presentato tempo fà questo ragazzo timido,delicato con una voce che solo gli angeli conoscono,così irreale per questa terra che ha deciso di lasciarci e tornare nel suo mondo,senza prima lasciarci in dono poesie recitate dalla sua voce!
    Quando sono al lavoro e ho nelle orecchie le cuffie dell'ipod,non posso fare a meno di ascoltare il live at sin-é,riesco a volare lì con l'immaginazione trovandomi ad ascoltare Jeff gustando una birra........lontano dalla realtà!!!

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  7. @Marco: siamo tutti li, inevitabilemte, ascoltando quel live. Grazie a te per la fiducia!
    La prossima birra preferibilmente insieme eh!

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